Nel titolo è racchiuso il senso de Gli Attimi di… Vignanera.
Riconosco che leggendo questi racconti, la lucidità necessaria ad una degna recensione è vacillata.
Si perché l’autore di tutto questo è Alessio Stefanelli..per qualcuno questo nome potrebbe non poter dire alcunché, ma a me no…a me dice molto, ha in sé il sapore di un passato realmente e fortunatamente mai passato, di un presente sempre singolare e di un futuro pieno di attesa.
Ma questo è un altro discorso!
Dicevo, anzi scriveva Alessio, “a intra ogni pete de ulia ‘ncete nu dulore”, come se ogni venatura di queste creature perfette che popolano il feudo di Vignanera, custodisse segreti “irraccontabili”, storie celate di principi e principesse che si sono cullati all’ombra dei fianchi silenziosi di Vignanera.
Ti resta nel sangue la sua linfa, nelle narici del naso il suo intenso odore del vento di scirocco misto a polvere, nelle unghie il rosso di quella terra che indica sudore e fatica….tutto questo è Vignanera!
E i suoi attimi? Sono i ricordi che ognuno dei Vignanerini custodisce gelosamente, come in un forziere protetti da chi non capisce e mai potrà perché accecato dal mito della modernità e del progresso.
Come la figura di Antonio, “fijiu de u Mariu Caddhrina emigrato a cavallo tra gli anni ’60 e i ’70 per fare il muratore a Losanna insieme a due altri suoi parenti” che popola il ricordo dell’autore…con la sua coda di volpe “o di un altro dannato animale peloso” sul cruscotto della sua auto quando tornava in paese in occasione della festa patronale in agosto.
Lui, il classico emigrante che a volte dimenticandosi le proprie radici, non perdeva occasione per propinare noiosi discorsi sulla “pulizia svizzera e sulla puntualità che qui non c’era, sul lavoro che in Svizzera ti veniva a cercare e un sacco di altre cose che (…) annoiavano a morte e che ogni anno come un rito accademico si ripetevano inesorabilment.e”
Ma la memoria di Antonio e di tutti coloro che come Antonio hanno dovuto e voluto vedere cosa c’era oltre Vignanera, non poteva tradire quell’idea di appartenenza che avrebbe segnato chiunque in qualunque posto del mondo.
Leggi il libro ::..
Riconosco che leggendo questi racconti, la lucidità necessaria ad una degna recensione è vacillata.
Si perché l’autore di tutto questo è Alessio Stefanelli..per qualcuno questo nome potrebbe non poter dire alcunché, ma a me no…a me dice molto, ha in sé il sapore di un passato realmente e fortunatamente mai passato, di un presente sempre singolare e di un futuro pieno di attesa.
Ma questo è un altro discorso!
Dicevo, anzi scriveva Alessio, “a intra ogni pete de ulia ‘ncete nu dulore”, come se ogni venatura di queste creature perfette che popolano il feudo di Vignanera, custodisse segreti “irraccontabili”, storie celate di principi e principesse che si sono cullati all’ombra dei fianchi silenziosi di Vignanera.
Ti resta nel sangue la sua linfa, nelle narici del naso il suo intenso odore del vento di scirocco misto a polvere, nelle unghie il rosso di quella terra che indica sudore e fatica….tutto questo è Vignanera!
E i suoi attimi? Sono i ricordi che ognuno dei Vignanerini custodisce gelosamente, come in un forziere protetti da chi non capisce e mai potrà perché accecato dal mito della modernità e del progresso.
Come la figura di Antonio, “fijiu de u Mariu Caddhrina emigrato a cavallo tra gli anni ’60 e i ’70 per fare il muratore a Losanna insieme a due altri suoi parenti” che popola il ricordo dell’autore…con la sua coda di volpe “o di un altro dannato animale peloso” sul cruscotto della sua auto quando tornava in paese in occasione della festa patronale in agosto.
Lui, il classico emigrante che a volte dimenticandosi le proprie radici, non perdeva occasione per propinare noiosi discorsi sulla “pulizia svizzera e sulla puntualità che qui non c’era, sul lavoro che in Svizzera ti veniva a cercare e un sacco di altre cose che (…) annoiavano a morte e che ogni anno come un rito accademico si ripetevano inesorabilment.e”
Ma la memoria di Antonio e di tutti coloro che come Antonio hanno dovuto e voluto vedere cosa c’era oltre Vignanera, non poteva tradire quell’idea di appartenenza che avrebbe segnato chiunque in qualunque posto del mondo.
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